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Cividale Longobarda
註釋

 Il lavoro che presentiamo muove da uno spunto del tutto strumentale: il viaggio-studio in Friuli del maggio 1999. Alla preparazione del viaggio era stata dedicata una serie di seminari nell’ambito dell’insegnamento di Archeologia tardoantica e altomedievale della Scuola di Specializzazione in Archeologia del nostro Ateneo, nell’anno accademico 1998-1999. Nel corso del lavoro le aporie che andavano emergendo dalla rilettura critica di quanto già noto e la difficoltà di verifica di ipotesi formulate da pur grandi studiosi, ipotesi che negli anni sono passate allo statuto di certezze, hanno portato ad un riesame della letteratura scientifica più significativa nell’ambito dell’archeologia friulana. Il lavoro che ha fatto seguito al viaggio si è concentrato sulla Civitas Foroiuliensis longobarda e ciò per diverse ragioni. Innanzitutto manca una sintesi aggiornata che valorizzi le acquisizioni archeologiche e topografiche emerse dagli scavi più recenti, praticati nel centro storico cividalese, e che le integri con i dati offerti dalle indagini del passato. Con questa necessità oggettiva di ricerca si sono coniugati gli interessi di studio personali, in particolare quelli rivolti alla rilettura critica della scultura altomedievale friulana, emersi alla metà degli anni Novanta al momento della pubblicazione del materiale proveniente dallo scavo di San Martino a Rive d’Arcano e confluito nel volume dedicato all’archeologia e alla storia di questa pieve[1], interessi che sono stati recentemente ripresi e approfonditi, con Paola Piva, in occasione del convegno “Paolo Diacono e il Friuli altomedievale (secc. VI-X)” che si è svolto a Cividale e a Bottenicco di Moimacco nel settembre del 1999[2].

Un altro elemento che ci ha consigliato di concentrare la nostra attenzione su Cividale è stata la necessità di una nuova analisi dell’archeologia del Tempietto longobardo, dopo le novità emerse dai restauri che hanno fatto seguito ai sismi del 1976, nonché in relazione ai più recenti apporti storiografici e alle nuove ipotesi cronologiche avanzate a proposito delle fasi edilizie e decorative della chiesa di San Salvatore a Brescia. Nel corso dei seminari sono stati accuratamente riesaminati soprattutto i dati oggettivi, le fonti materiali emerse dagli scavi che a partire dal Settecento si sono susseguiti a più riprese nei complessi monumentali presi in considerazione, analizzando le interpretazioni, talora contrastanti, che la lettura di tali dati ha generato, cercando di sgomberare il campo da luoghi comuni ormai consolidati e di individuare con chiarezza i quesiti che attendono risposta. Ci auguriamo che sia la pars destruens che la pars construens possano essere di qualche utilità a tutti gli studiosi interessati.

Da un punto di vista metodologico, dunque, il presente lavoro vuole fornire strumenti di orientamento critico agli studenti che per la prima volta affrontano lo studio dell’età longobarda e in particolare le questioni cividalesi.


Tratto dall'Introduzione della Cutratrice