La serie “Architetti Vite Parallele” intende confrontare attori dell’architettura moderna italiani – conosciuti e stimati in patria secondo le gerarchie della storia dell’architettura contemporanea “ufficiale” – con attori dell’architettura internazionale anche essi conosciuti e stimati, non solo in Italia, secondo quelle stesse gerarchie, spesso irrigidite nelle grandi visioni storiche che hanno tuttavia fondato il successo critico della modernità. L’obiettivo è di segnalare la consonanza, anche soltanto parziale, d’idee, di metodologie del progetto e d’impegno civile tra alcuni italiani e alcuni stranieri – cercando di fare uscire dalla singolarità italiana personalità che troppo in essa sono state racchiuse e giudicate. Segnalando, invece, la loro appartenenza a pieno diritto a un più vasto tessuto internazionale dell’architettura moderna, operante soprattutto per la realizzazione di una migliore città. Con la speranza, inoltre, di contribuire a restituire la statura autoriale di alcuni nostri maestri o quasi maestri o maestri dimenticati o – più semplicemente, – nostri architetti di rara competenza professionale, impegnati nella costruzione della città moderna.
Tuttavia, pur tenendo a mente il modello che ispira la serie, cioè la Vite Parallele di Plutarco, nelle quali il filosofo greco è interessato all’esemplarità interiore e morale dei personaggi, il paragone si occuperà di confrontare i caratteri delle personalità studiate e, soprattutto, delle loro opere, senza intenzione alcuna di fare storia o fare filosofia.
La serie “Architetti Vite Parallele”, pertanto, ha lo scopo di evidenziare le origini, il profilo culturale, le qualità umane e sociali, i talenti artistici e tecnici che hanno determinato il modo di essere architetti e di fare architettura degli architetti indagati per coppie. Quasi sempre, o almeno nel primo gruppo di vite parallele che si intende indagare, il confronto è condotto fra un architetto italiano di area romana e un architetto non italiano. Come nel caso delle Vite di Plutarco, si tratterà prima la vita dell’architetto straniero, poi quella dell’architetto italiano (greco per Plutarco), e quindi il paragone fra i due.