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Outcome of burn care
註釋

Background: Despite the improvements in burn care during the last decades, burns remain catastrophic for the patients and a challenge for the care-givers.  The early outcome of burn care is to assess its quality and to improve it, but the crucial outcome is mortality, which is the main focus of this thesis. In particular, I address questions about mortality that have arisen from working with burned patients and that can have clinical consequences: the impact of pre- existing medical conditions; long-term survival; the causes of unexpected deaths; and the possible differences between sexes in the provision of resources.

Patients with burns share the fact that the time of their injury is known, its severity can be quantified from the size of the burn, and the care is relatively standardised. The analysis of outcome among burned patients treated at a single burn centre may therefore be of general value to others who treat burns.

Methods: We retrospectively analysed data that had been collected prospectively (the burn    unit database) from patients with burns admitted consecutively to a national burn centre in Sweden during the last 25 years.

Results: Age and percentage of total body surface area burned (TBSA %) affected the in- hospital mortality, whereas pre-existing medical conditions did not influence the prediction of outcome (Paper I). After discharge, both age and the presence of full thickness burns reduced the long-term survival, whereas the extent of the burn (TBSA %) did not (Paper II). Most patients with moderate burns who die in hospital despite a good prognosis, die for reasons   other than the burn (Paper III). Previously, it has been shown that sex is not an independent factor for mortality during burn care; in this thesis we show that the sex of the patients did not affect the number of medical interventions given either (Paper IV).

Conclusion: The addition of “coexisting condition” to a mortality model based on age and   size of burn does not improve its predictive value; rather, the factor “age” is sufficient to adjust for comorbidity in the assessment of a burn and its outcome (Paper I).

If patients with burns survive, the long-term prognosis is good. The effect of age is the one that governs survival, whereas the effect of the extent of the burn ends when the patient is discharged (Paper II).

The in-hospital mortality during burn care is low, but some patients die for reasons other than the actual burn (Paper III).

In a centre where the mortality is independent of the sex of the patient, the provision of medical interventions is also equal between men and women (Paper IV).

Questa tesi tratta del rischio di morte in seguito ad ustioni ed affronta, con approccio scientifico, alcune domande sollevate frequentemente da pazienti e da addetti ai lavori.

In particolare:

a presenza di altre malattie a prescindere dall´ustione (diabete, nefropatie, alcolismo, etc.) peggiora la prognosi del paziente?L´essere sopravvissuto ad un´ustione riduce l´aspettativa di vita dopo la dimissione dall´ospedale?Qual è la causa di morte in quei (rari) pazienti che muoiono con ustioni di modesta entità?Il sesso del paziente influenza le cure prestate durante il ricovero ed, in tal caso, qual è l´effetto sulla prognosi?

Spesso avevamo risposto a questi interrogativi di interesse clinico basandoci sull´esperienza o su luoghi comuni accettati acriticamente. Con questa tesi abbiamo cercato con metodo scientifico delle risposte di valore generale, analizzando i dati raccolti durante l´ultimo ventennio sui pazienti ricoverati a causa di traumi termici al Centro Nazionale Grandi Ustioni dell´Università di Linköping.

In Svezia, come negli altri paesi a reddito medio-alto, il tasso di mortalità in seguito ad ustioni è diminuito notevolmente negli ultimi anni, tuttavia l´obbiettivo principale tra gli addetti ai lavori rimane quello di diminuire ulteriormente la mortalità. L´identificazione precoce di pazienti ad alto rischio di morte fornisce un mezzo utile per migliorarne la prognosi. A tale proposito sono stati sviluppati numerosi modelli matematici in grado di calcolare la probabilità di morte in seguito ad ustioni, basati principalmente sull`età del paziente e sull´ estensione dell´ustione. Infatti, è intuitivamente comprensibile che il rischio di morire aumenti con l´età del paziente e la gravità dell´ustione.

Nel nostro primo studio abbiamo aggiunto ad un modello prognostico basato su età e superficie corporea ustionata informazioni sulle malattie già presenti nel paziente prima dell`ustione. Contrariamente a quanto ipotizzato, la presenza di altre malattie negli ustionati non ne aumenta la probabilità di morte.  Nel nostro secondo studio abbiamo seguito i pazienti sopravvissuti all´ustione dopo la dimissione dal nostro Centro ed abbiano dimostrato che l´ustione in se´ non ne accorcia la vita ne´a breve termine (nei 30 giorni seguenti la dimissione), ne´a lungo termine.

È piuttosto inusuale che pazienti con ustioni di modesta gravitá muioiano durante il ricovero ospedaliero. Nel nostro terzo studio abbiamo dimostrato che la principale cause di morte tra questi pazienti non è correlata all´ustione in se´, ma ad altre patologie indipendenti dal trauma termico, quali l´ictus o l´infarto miocardico.

A livello internazionale è stato ampiamente documentato un impari impiego delle cure mediche tra i sessi, a discapito delle donne. Questa disparità riguarda principalmente la diversa allocazione delle risorse terapeutiche, ma ha conseguenze negative sul´esito finale della cura. Studi provenienti da diversi centri per la terapia delle grandi ustioni (USA, Australia, India) hanno dimostrato che il rischio di morte in ospedale è maggiore per le pazienti femmine. In contrasto con questo, una precedente ricerca svolta presso il nostro centro non ha mostrato alcuna differenza nella sopravvivenza tra uomini e donne. Anche tra i pazienti della terapia intensiva generale svedese la mortalità è simile per entrambi i sessi, nonostante gli uomini ricevano più trattamenti rispetto alle donne. Questa osservazione apre le porte ad un´ovvia domanda, e cioè: se le donne ricevessero le stesse attenzioni degli uomini morirebbero esse su scala minore? In linea con i risultati riguardanti la mortalità precedentemente pubblicati dal nostro centro, col nostro quarto studio abbiamo dimostrato che non esiste alcuna disparità tra i sessi nella distribuzione delle risorse.

In sintesi, con questa tesi abbiamo dimostrato che:

i fattori che maggiormente influenzano la prognosi in caso di ustione sono l'età del paziente e l´area corporea ustionata; la presenza di altre patologie non aumenta significativamente il rischio di morte.L´essere sopravvissutto ad un´ustione non riduce l´aspettativa di vita dopo la dimissione dall´ospedale.Una percentuale non indifferente delle morti che si verificano durante il periodo di cura per ustioni di modesta gravità è causata da fattori indipendenti dall´ustione stessa.Uomini e donne nel nostro centro ricevono equo trattamento. La prognosi per donne e uomini ricoverati nel nostro centro è la stessa.

Riteniamo che i risultati presentati in questa tesi dovrebbero essere tenuti in considerazione nella terapia dei pazienti ustionati: il trattamento attivo dovrebbe essere offerto a chiunque abbia una ragionevole possibilità di sopravvivenza, calcolata sulla base dell´età e della gravità dell´ustione. Una volta guariti da un´ustione l´aspettativa di vita è buona. Non va scordato che, tra i pazienti che muoiono in seguito ad un´ustione, le cause di morte potrebbero essere dovute a patologie di altra natura. Non si evidenziano differenze nelle mortalitá, lí dove venga offerto uguale trattamento a uomini e donne.