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Raccogliere “curiosità” nella Roma barocca
註釋N. 26 della collana “Roma. Storia, cultura, immagine” diretta da Marcello Fagiolo La società romana del Seicento non fu solo appassionata dell’Antico e dell’Arte, ma anche attenta ai reperti naturali e agli oggetti provenienti da culture lontane o diverse. Proliferarono così collezioni dedicate contemporaneamente alla natura e all’arte nelle quali dominavano i reperti sorprendenti, inediti o rari, “curiosi” insomma. Fra questi musei, spesso appartenuti a borghesi e studiosi, è indagato con particolare cura quello di Carlo Antonio Magnini (1616-1683). Questi creò una celebre raccolta, famosa per le armi non meno che per i reperti naturali e le antichità, fra le quali erano apprezzate soprattutto quelle egizie. Al centro del mondo erudito del tempo, studioso di fenomeni naturali, Magnini utilizzò il suo museo, come molti altri uomini del suo tempo, per conquistare visibilità sociale. Sono altresì ricordati i grandi musei ai quali Magnini guardò con ammirazione e spirito di emulazione, ma anche un’altra decina di raccolte spesso quasi sconosciute, presentate in forma più sintetica. È così delineato un mondo variegato di collezioni e collezionisti, tra studio scientifico e fascinazione immaginifica. Il ricco apparato illustrativo privilegia le immagini d’epoca, preziose testimonianze iconografiche della sensibilità barocca. Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Dottore di Ricerca in Storia dell’arte, ha realizzato numerosi studi su molteplici aspetti dell’arte romana, dal tardo Manierismo al Settecento, pubblicati in libri e articoli nelle principali riviste del settore. Uno dei suoi prediletti campi d’indagine è il collezionismo in epoca barocca e in tale ambito ha ricostruito e analizzato prestigiose collezioni nobiliari, raccolte di mecenati così come di artisti. In questa stessa collana ha altresì pubblicato quattro volumi sulle ville tuscolane e uno sul santuario di Galloro (con F. Petrucci).