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Quattordici interviste sul nuovo teatro musicale in Italia
註釋Intorno al 1980 si aveva la chiara percezione che un capitolo di teatro musicale italiano si stesse chiudendo inesorabilmente e, dopo un quarto di secolo, non possiamo non confermarla. Così come in campo teatrale stava tramontando la stagione delle "cantine" e si riaffermava la tradizione degli Stabili, il nuovo teatro musicale aveva esaurito le sue potenzialità di sperimentazione mentre riprendevano quota criteri drammaturgici ed espressivi del melodramma storico. Dopo anni di forte tensione creativa nella ricerca di una partitura complessiva teatrale-musicale, spesso però di difficile comprensione, i "neoromantici" resuscitavano l'opera lirica, i suoi pezzi chiusi e la comunicazione con il pubblico. I pregiudizi di carattere linguistico cadevano e si apriva una fase in cui tutto era possibile. Arrivava il "riflusso" che archiviava gli "anni di piombo" seguiti a quelli "della contestazione", durante i quali aveva avuto diritto di cittadinanza solo l'"impegno" ed era considerato eresia andare al teatro d'opera per rilassarsi. L'ultima leva dei compositori mostrava un desiderio ricorrente di cimentarsi con la scena mentre la generazione dei loro maestri aveva spesso manifestato una sofferta rinunzia in campo teatrale. Dunque, per fissare quel mondo che aveva segnato un ventennio della nostra storia musicale e che stava per essere sostituito da quello post-moderno, era necessaria una "foto di gruppo", cioè un'intervista con le medesime domande rivolte ai compositori più rappresentativi di quel momento chiave. Hanno risposto all'invito: Luciano Berio, Niccolò Castiglioni, Giuseppe Chiari, Azio Corghi, Franco Donatoni, Lorenzo Ferrero, Vittorio Gelmetti, Gaetano Giani Luporini, Domenico Guaccero, Marcello Panni, Gino Negri, Paolo Renosto, Salvatore Sciarrino, Camillo Togni.