Questo libro parla dei molti modi in cui oggi circolano i contenuti: dal percorso discendente a quello ascendente, dalla modalità grassroots (“dal basso”) a quella commerciale. Nell’esplorare la circolazione, vedremo come vengono creati valore e significato nelle molte economie che costituisco-no il panorama emergente dei media. Il nostro messaggio è semplice e diretto: if it doesn’t spread, it’s dead – quel che non si diffonde è morto.
Finora la miglior analisi della natura radicalmente nuova dei social media digitali come canale di comunicazione. Le sue idee, basate su una conoscenza profonda della tecnologia e della cultura incorporate nelle reti digitali di comunicazione, daranno nuova forma alla nostra comprensione del cambiamento culturale per anni a venire.
Manuel Castells, Wallis Anninberg Chair of Communication Technology and Society, University of Southern California
Finalmente, un modo di inquadrare la creazione e il consumo dei media moderni che rispecchia davvero la realtà e ci consente di parlarne in modo sensato. È un mondo diffondibile - spreadable - e noi TUTTI ne siamo parte. Utile per chiunque lavori nei media, li analizzi, li consumi, li commercializzi, o respiri.
Jane Espenson, autrice-produttrice di Battlestar Galactica, Once Upon a Time e Husbands
Henry Jenkins è professore di comunicazione e giornalismo alla University of Southern California. È stato co-direttore del Comparative Media Studies Program presso il MIT di Boston. Ha creato il “Partecipatory culture and learning Lab” di Los Angeles. è autore e curatore di molti libri sui differenti aspetti dei media e della cultura popolare, tra i quali “Cultura convergente” (Apogeo 2008) è ormai considerato un classico in tutto il mondo.
Sam Ford è responsabile della digital strategy presso la Peppercomm Strategic Communications e collaboratore presso il Program in Comparative Media Studies del MIT.
Joshua Green, esperto di media studies, si occupa di digital strategy presso la Undercurrent di New York.
Riflessioni, casi di studio, opinioni presso il sito http://spreadablemedia.org
In questa cultura di rete, non si può identificare una sola causa per cui le persone diffondono materiali. Ciascuno compie una serie di decisioni, socialmente contestualizzate, quando sceglie di diffondere un testo mediale: si tratta di contenuto a cui val la pena dedicare del tempo? Val la pena condividerlo con altri? Può essere interessante per qualche persona specifica? Comunica qualcosa su di me o sulla mia relazione con queste persone? Qual è la piattaforma migliore per diffonderlo? Lo devo mettere in circolazione allegandogli un messaggio particolare? Anche se non ha allegato alcun commento ulteriore, comunque, il solo ricevere una notizia o un video da qualcun altro arricchisce quel testo di una serie di nuovi significati potenziali. Quando si ascolta, si legge o si guarda un contenuto condiviso, si pensa non solo (e spesso neanche in primo luogo) a quello che chi l’ha prodotto poteva voler significare, ma a quello che la persona che l’ha condiviso cercava di comunicare.La diffondibilità - la spreadability - diventa un attributo del panorama dei media contemporanei che ha la potenzialità di ridefinire drasticamente il fun-zionamento delle istituzioni culturali e politiche centrali. Spreadable media mette in crisi l’idea diffusa che il contenuto digitale diventi magicamente “virale”. Descrive invece brillantemente le dinamiche sottostanti il coinvolgimento delle persone nei social media, in modi che sono, al contempo, ricchi dal punto di vista teorico e significativi da quello pubblico.danah boyd, Microsoft Research