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Moretti '80
註釋

8° volume della collana "Cinema del '900".

A cura di Massimo Moscati.

Una nuova collana che, attraverso il ritratto di dieci attori/registi, rievoca 100 anni di cinema italiano, tracciandone le coordinate stilistiche e tematiche. Un'arbitraria, quanto rigorosa istantanea, di una grande e lunga stagione del nostro cinema, dagli albori fino alla fine del secolo scorso.

Nanni Moretti: l'autarchico, lo splendido quarantenne, l’antiberlusconiano con i suoi girotondi o il maestro attuale, riconosciuto ma forse meno originale di un tempo?

Della sua ormai lunga carriera, ci sembra di poter affermare che sono in realtà gli anni '80, gli "orribili" anni ‘80 per tanti critici e autori impegnati (sia sul fronte politico che su quello cinematografico), a essere il decennio d’oro di Giovanni Moretti detto Nanni, regista romano ma nato a Brunico, in Alto Adige, nel 1953.

Il decennio che certo prende le mosse dai suoi fortunatissimi esordi degli anni ‘70 - Io sono un autarchico ed Ecce Bombo - che lo resero un caso nazionale, ma anche forieri di equivoci (era ritenuto uno dei “nuovi comici”).

È negli anni ‘80 che Moretti sviluppa un percorso sempre più interessante, originale: il decennio che inizia con Sogni d’oro (1981), coraggioso, premiato a Venezia ma poi un insuccesso in sala, che vede la consacrazione a metà decennio con il meraviglioso Bianca e con il maturo La messa è finita che gli regala al Festival di Berlino anche una consacrazione internazionale, che lo vede diventare produttore (anche per altri) con la Sacher Film e che si chiude con Palombella rossa (1989), il film che apre ufficialmente la crisi del PCI alla vigilia della caduta del Muro di Berlino.

Alla fine del decennio, non è solo l’autore più stimato e temuto, ma anche quello più in grado di incidere sul dibattito sociale e politico. Come i maestri di un tempo.