L’esigenza di esaminare sistematicamente gli strumenti previsti dalla legislazione tributaria per assicurare l’effettivo soddisfacimento della pretesa fiscale scaturisce dalla constatazione che “l’evasione da riscossione” ha assunto ormai dimensioni così rilevanti da richiedere un’attenzione non inferiore rispetto a quella che storicamente è stata dedicata al problema dell’occultamento della fattispecie imponibile. Il fenomeno in questione non è esclusivamente legato all’infedeltà della dichiarazione e, quindi, all’accertamento di maggiori tributi, ma involge, sempre con maggiore frequenza, l’omesso versamento di tributi risultanti dalle dichiarazioni.
La previsione di un ragionevole sistema di misure di garanzia che tuteli l’effettiva apprensione dei tributi appare indispensabile, non solo per il contrasto all’evasione da riscossione, ma anche perché genera un incremento delle somme acquisite grazie all’adempimento spontaneo da parte del contribuente. Si determina, infatti, un circolo virtuoso che, muovendo dalla riscossione coattiva, involge il sistema della c.d. autotassazione.
Di ciò il legislatore negli ultimi anni ha, in effetti, preso piena coscienza, apportando numerose e sostanziali modifiche alla disciplina della riscossione dei tributi. Modifiche che, tuttavia, hanno suscitato vibranti critiche provenienti da più parti, con cui si è contestato di aver assegnato al Fisco poteri sproporzionati rispetto all’obbiettivo perseguito.