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Il successo è un viaggio. Arthur Ashe, simbolo di libertà
註釋Il successo è un viaggio, diceva Arthur Ashe, non una meta. E il suo viaggio merita di essere ricordato come quello di un pioniere, di chi apre una strada, di chi vede una luce dove prima non c'era. Raccontare Arthur Ashe vuol dire raccontare una storia simbolica. Si parte da un'infanzia difficile e da un rapporto intenso e non privo di problemi con il padre, per incontrare presto le prime esperienze di discriminazione razziale. Arthur non viene ammesso in molti club, non può giocare diversi tornei, non può entrare nelle classifiche nazionali. Poi l'incontro con Ron Charity, il suo primo maestro, gli cambia la vita. Tra le lotte del Sessantotto per i diritti civili e le rivoluzioni sui campi da tennis, Ashe avrà un ruolo centrale nella creazione dell'ATP, l'Associazione dei Tennisti Professionisti, e sarà uno dei protagonisti della campagna contro l'apartheid, dopo la sua esclusione dagli Open sudafricani. Il suo ultimo Slam è il più denso di significati. Ashe è il primo tennista di colore a vincere Wimbledon, dove ancora vige la regola per cui tutti i giocatori devono scendere in campo vestiti di bianco. Infine l'ultima battaglia, quella contro l'AIDS: l'esito, questa volta, non poteva essere a suo favore, ma il suo viaggio documenta come lui la sua partita sia riuscito a vincerla. Il sofferto percorso verso il successo ha fatto di Ashe, oltre che un grande campione, un uomo più forte e più generoso, un ambasciatore di dignità, di classe, e di tutto ciò che è giusto.