«Per tre anni sono stato capo di gabinetto al Ministero dell'Istruzione: non ho solo visto, ho esercitato potere. Ho deciso, orientato, trattato, imposto, sbagliato. In più di un'occasione, ho provato a hackerare quel meccanismo disfunzionale con cui si erano sempre fatte le riforme e approvate le leggi». Attraverso la ricostruzione in prima persona della storia di una delle leggi più discusse degli ultimi anni, il disarmante racconto di quanto sia difficile superare la macchinosità degli ingranaggi decisionali della politica.
Come scrivere una legge che voleva essere rivoluzionaria e ritrovarsi il Paese contro? La risposta è nella vera storia della «Buona Scuola», l'iniziativa che ha segnato forse più di ogni altra il governo Renzi. All'epoca dei fatti Alessandro Fusacchia era il capo di gabinetto al Miur e ha dunque avuto un ruolo nevralgico in tutte le tappe che hanno portato all'ideazione, al varo e all'attuazione della legge. Dal tentativo di tornare ad assumere nella scuola solo per concorso alle misure per 'premiare' i docenti, fino all'introduzione dell'alternanza scuola-lavoro obbligatoria o del piano per la digitalizzazione delle scuole, l'autore restituisce con il piglio della cronaca e con sguardo lucidissimo la distanza tra quello che si studia sui commentari di diritto costituzionale e quello che accade nella realtà. Il lettore ha così accesso al dietro le quinte di un ministero e di un governo e può toccare con mano la fatica della burocrazia, i tanti aspetti banali del potere, la complessità di ogni scelta politica. Un libro necessariamente critico e autocritico, che mostra quanto sia difficile in Italia cambiare.