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Certi romanzi
註釋"Certi romanzi", apparso nei primi anni sessanta, documenta per i lettori d'oggi una stagione culturale per molti versi irripetibile: quella dell'entusiasmo struggente per la sprovincializzazione letteraria. A gruppi, infatti, i nostri giovani scrittori e critici stavano allora scoprendo con fervore pionieristico i mitici maestri di cui si cominciava appena a parlare in Italia: Lévi-Strauss, Adorno, Benjamin, Jakobson, Barthes, Blanchot, Šklovskij, Raymond, Rousset, Starobinski, tanti formalisti e strutturalisti russi, francesi, praghesi... "Certi romanzi" si presenta dunque come un romanzo di idee, quaderno di lavoro, manuale di problemi tecnico-letterari, regesto di esplorazioni, repertorio di nomi, titoli, citazioni variopinte: quasi una cassetta d'attrezzi o di pronto soccorso per tutta una nuova generazione creativa. Ma si tratta insieme del racconto critico di un affare amoroso con le strutture della letterarietà e della romanzeria. "Certi romanzi" nasce infatti come romanzo di un romanzo accanto a "Fratelli d'Italia", come inventario di questioni e soluzioni incontrate giorno per giorno nel laboratorio di un'opera narrativa in progress. Tutta nuova è invece la seconda parte di questo libro, "La Belle Époque per le scuole". Qui gli strumenti che si affacciavano nuovi e privilegiati in "Certi romanzi" vengono lasciati liberi e "selvaggi" tra i più illustri Autori in programma, tra i "Promessi sposi" e il "Pasticciaccio": D'Annunzio, De Amicis, Dossi, Gadda, Garibaldi, Gozzano, Invernizio, Lucini, Manzoni, Pascoli, Puccini, Verdi, Verga. Ne risulta finalmente un vero corso o contro corso sulle origini profonde della letteratura italiana moderna e la sua destinazione più autentica diventa davvero la Scuola.