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Nessuno è innocente
註釋Torme di confortatori specializzati in teologia soppiantarono le antiche confraternite laicali in pratiche di conforto che si potevano protrarre anche per mesi, come nel caso di eretici impenitenti. A questo fenomeno si affiancò la riflessione sulla giustificazione e sul ruolo del Battesimo ai fini della salvezza. Il 13 gennaio 1547, con il decreto sulla giustificazione, la chiesa cattolica prese posizione sull'argomento: grazie al Battesimo gli uomini diventano figliuoli adottivi di Dio (p. 252), perché il Battesimo cancella il peccato originale, conferisce carità e giustizia e spinge al bene. Ma esso da solo non basta, infatti anche le buone opere, la preghiera, la fede e la Confessione sono necessarie. Con il Concilio di Trento, inoltre, si chiarì che questo sacramento non potesse essere privato, racchiuso nella coscienza, bensì nello spazio fisico del confessionale. Secondo l'autore, la Confessione, dopo il Battesimo e la Comunione frequente, fu l'invenzione meglio riuscita del Concilio (p. 252). Essa si inseriva nella campagna di ripristino degli aspetti magico rituali del Cristianesimo medievale, ritenuto utile a combattere sul piano ideologico la riforma protestante. Date queste premesse, nelle pratiche di conforto divenne fondamentale la Confessione, che doveva dare sollievo al condannato e doveva precedere il testamento e la Comunione. Per costringere il condannato a confessarsi, i confortatori potevano spingersi a minacciare le pene dell'Inferno, a negare l'assoluzione e perfino a fustigarsi al suo cospetto, tentando di riprodurre le sofferenze di Cristo e dei martiri. Anche la riflessione sui “novissimi” (morte, giudizio, inferno e paradiso) poteva tornare utile nel conforto. Il terzo condannato di questo libro è Troilo Savelli, giustiziato il 17 aprile 1592.