Tre centimetri dietro gli occhi ci sono, sono vivo e sono cosciente. Immobilizzato in una camera d’ospedale Riccardo Borrazzini, un “total locked-in”, un uomo in coma vegetativo da oltre cinque anni, prova a gridare muto la sua volontà di rimanere in vita, il suo radicale rifiuto verso lo spegnimento delle macchine alle quali è attaccato. Ed è un grido contro la superficialità dei luoghi comuni, la leggerezza delle frasi fatte, i modi automatici e le espressioni a nastro della comunicazione di ogni giorno. Nell’affermare la sua capacità di resistere, la necessità di sperare e un’insopprimibile voglia di vivere, il protagonista mette in scena uno dei problemi più attuali e tremendi con i quali si confronta la ricerca neuro-scientifica, spalancando al lettore un mondo altrimenti sconosciuto e apparentemente inconcepibile. Che invece esiste e ci interroga.
Nel suo monologo mai disperato, spesso ironico, a tratti rabbioso contro l’impero del kitsch, Riccardo ci invita a sospendere la nostra incredulità, come fanno gli scienziati e gli artisti della vita, aprendo la nostra attenzione verso l’impensabile. Che pure dovremmo sempre provare a pensare.