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Processiamo Nerone
註釋Nerone è portato di fronte a un tribunale universale, presieduto dall’Eterno Padre, per rispondere dei suoi crimini contro la cristianità. Il processo è tenuto in un’unica dimensione temporale, in cui passato, presente e futuro coesistono. Nerone ha, come avvocato difensore, Marte, il Dio della Guerra; San Pietro è il Pubblico Ministero Accusatore, a difesa della Cristianità; Minerva, la Déa della Scienza e della Ragione, è il consulente culturale, scientifico d’ufficio. Durante il processo sono chiamati a deporre grandi personaggi della storia e della cultura - come Hitler, Mussolini, Stalin, Freud, Cesare Musatti, Sant’Ignazio da Loyola, Marx, Martin Heidegger, il giudice Paolo Borsellino, mafiosi, l’inquisitore Torquemada, condannati dal Sant’Uffizio, ecc. Tutti rispondono in virtù di quello che essi furono in vita, come appaiono nelle riflessioni dell’autore, al fine di capire se in ogni uomo, in particolare in un politico, sia presente un po’ d’indole di Nerone. Alla fine, si ha la sentenza con la condanna dell’imputato al Carcere Eterno, con la consapevolezza però che Nerone può vagare liberamente nella mente dei mortali, poiché non esistono per l’imperatore romano carceri sicuri, sicché egli è libero di balenare, vagare, sempre nel pensiero degli uomini, di condizionarli. Se un politico attuale fosse vissuto all’epoca di Nerone, da quale parte sarebbe stato? Con Nerone o contro Nerone? Sicuramente ci sarebbero stati gli eroi, di cui l’Umanità è andata sempre fiera per il numero e l’audacia; purtroppo sono pure tanti coloro che sarebbero stati seduti accanto all’imperatore romano, a godersi il macabro spettacolo negli anfiteatri romani. Il libro è un saggio narrato, un catino di profonde riflessioni culturali, storiche e scientifiche.