Le dinamiche di comunicazione politica internazionale stanno risentendo, in misura sempre maggiore, dell’irruzione delle cosiddette fake news in un contesto in cui singole immagini o specifici video possono innescare crisi internazionali o eventi di carattere geopolitico di enorme portata.
Nonostante il web sia stato additato a lungo come uno dei mezzi più efficienti per “smascherare” le falsità che possono circolare nei media tradizionali, proprio grazie alla pluralità di fonti che in esso trovano spazio, questa stessa pluralità è stata anche la causa della propagazione, negli ultimi anni, di una grande ondata di disinformazione, avvenuta in particolar modo sui social network. La società contemporanea vive attualmente un periodo in cui la velocità delle notizie, l’informazione h24 e la possibilità per chiunque di diventare prosumer hanno paradossalmente messo in pericolo il sistema informativo di qualità. È iniziata quella che è stata definita l’era della credulità, che vede un incontrollato proliferare di informazioni e notizie false sul web/social network e che, una volta entrate nel circuito informativo dei grandi media, restano nella memoria del cittadino utente così come sono state inizialmente percepite, nonostante spesso avvengano anche le giuste smentite. La disinformazione digitale è quindi entrata a tutti gli effetti nella lista dei rischi globali. Il testo intende analizzare il modo con cui si sta sviluppando il ruolo delle fake news nelle Relazioni Internazionali e le tecniche di debunking principalmente adottate per difendere la reputazione o la posizione di uno stato sovrano messo in crisi dalla circolazione virale di falsità sul suo operato.