Solitamente gli oggetti di una collezione archeologica hanno perso parte del loro potenziale esegetico perché estrapolati dal loro contesto; non è questo il caso della collezione Lauricella. Per una serie di fortunate vicende, i materiali che la compongono possono contribuire a ricostruire il profilo socio-culturale di Gela in età tardo-arcaica. La collezione Lauricella viene qui per la prima volta presentata in maniera integrale, ma il presente lavoro è anche una riedizione critica e aggiornata dei preziosi dati lasciati Paolo Orsi, a ormai più di un secolo dalla loro pubblicazione, riguardanti le campagne di scavo eseguite nel predio Lauricella, lo stesso terreno da cui provenivano i materiali costituenti la raccolta archeologica. Il predio Lauricella era collocato nel vallone S. Ippolito, un’ampia fenditura sul versante settentrionale della collina di Gela, vero e proprio trait-d’union dal punto di vista topografico e cronologico tra la necropoli arcaica “del Borgo” e quella classica di Capo Soprano. L’analisi sepolcreto tardo-arcaico, seguendo le ultime prospettive dell’archeologia funeraria, offre la fortunata possibilità di evidenziare la dialettica sociale interna alla comunità geloa, in un momento cruciale per la città e la Sicilia tutta, ma per il quale abbiamo pochissime notizie dalle fonti. Si tratta dunque di un progetto di ricostruzione storica basato in primo luogo sui dati archeologici, nell’ambito del quale è stato dedicato ampio spazio all’analisi dell’imagerie dei vasi attici; questi hanno accompagnato molti Geloi nel loro ultimo viaggio, esprimendone paure, ansie e aspirazioni.