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I Custodi della memoria. L’edilizia archivistica italiana statale del XXsecolo
註釋Memoria collettiva di un passato talvolta lontano, gli archivi illustrano meglio di qualunque altro mezzo a nostra disposizione la vita di una collettività.Vi si trovano ordinate e descritte le testimonianze dei secoli precedenti, degli usi, delle convenzioni, degli avvenimenti, e dei fatti che ne hanno plasmato la storia.Essendo proprietà collettiva, “patrimonio dell’umanità”, quei documenti non possono essere modificati, mutilati o sottratti alla conservazione di cui sono l’oggetto.Esercitando un’influenza determinante sulla condizione degli affari di una società, di una nazione, soprattutto nel campo della protezione dei diritti e delle libertà dei cittadini, gli archivi rivestono la caratteristica di ergersi a baluardo della stessa democrazia. È il carattere insostituibile dei documenti d’archivio che li distingue da qualsiasi altra forma di proprietà collettiva e che giustifica lo stabilimento di regole che hanno lo scopo di assicurarne la conservazione.Tuttavia, le testimonianze del vivere e dell’agire dell’uomo sono sempre state vulnerabili: subiscono le ingiurie del tempo, le catastrofi naturali e, talvolta, lo spregio degli uomini.Nell’era dell’informazione generalizzata, in questo “villaggio globale” che è il nostro mondo, noi ci troviamo di fronte alla prospettiva molto reale di vedere la nostra epoca assai meno conosciuta fra 150 anni – a causa di mancanza di documenti – di quanto non lo siano per esempio il XVII ed il XVIII secolo.Gli archivisti si sentono spesso ricordare l’importanza della funzione che essi svolgono e quella dei beni dei quali essi hanno la custodia. Essi potrebbero esserne orgogliosi ma sono consapevoli, altresì, di quanto – salvo rare eccezioni – la realtà sia sconcertante.Tutti sanno perfettamente che non si fa pressoché nulla in materia di conservazione. I problemi sembrano talmente vasti, così difficili da risolvere che sovente ci si appella al mito dell’impotenza per ricadere meglio in un’inerzia colpevole. E lo stesso Stato non dedica ai suoi “Custodi della Memoria” l’attenzione necessaria.Per questo motivo è importante che si raccontino le funzioni degli archivi e l’attenzione che questi oggetti fragili richiedono per la loro conservazione nel tempo nella speranza che, come c’è stata una stagione dei grattacieli, degli stadi, delle terme, possa fra non molto aprirsi anche la stagione degli archivi. Saggi, schede e trascrizioni di: Maria Barbara Bertini, Maria Carfì, Emilio Faroldi, Daniela Ferrari, Euride Fregni, Edoardo Garis, Jacopo Grossi, Paolo Iannelli, Claudio Lamioni, Marco Lanzini, Giovanni Liva, Giulia Maffina, Vincenza Petrilli, Maria Benedetta Radicati di Brozolo, Beatrice Ramazio, Roberta Ramella, Nicolò Gioacchino Titolo, Maria Pilar Vettori L’autore Maria Barbara Bertini, nata a Firenze, si laurea nel 1976 presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Torino e consegue, nello stesso anno, il Diploma di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Torino. Lavora nell’amministrazione archivistica italiana dal 1979, prima come archivista di Stato presso l’Archivio di Stato di Torino e, dal 1992 presso quello di Milano. Direttore dell’Archivio di Stato di Sondrio dal 1994 al 1997, dal 1997 è stato Direttore dell’Archivio di Stato di Milano e dell’annessa Scuola sino all’agosto 2012. In particolare ha attivato un corso di “conservazione preventiva” presso la cattedra di Archivistica. Dall’aprile 2012 è Direttore dell’Archivio di Stato di Torino e dell’annessa Scuola. Dal 2000 al 2004 ha rappresentato l’Italia nel Comitato per l’edilizia archivistica del Consiglio Internazionale degli Archivi. Ha trascorso 6 mesi al Getty Conservation Institute di Los Angeles come Guest Scholar conducendo un progetto di ricerca sulla conservazione preventiva per i beni archivistici e librari. Ha pubblicato diversi articoli e recensioni su riviste italiane ed internazionali del settore. Insieme alla Regione Lombardia ha pubblicato “S.O.S. Beni culturali. Le azioni da compiere nelle 48 ore successive ad un disastro”, traduzione dall’inglese di uno strumento analogo realizzato dall’Heritage preservation americana. Tra i suoi scritti si ricordano i volumi: “Prevenire è meglio che curare: la conservazione preventiva, ovvero come ottenere i migliori risultati possibili con risorse limitate”, Archivio di Stato di Milano, Milano, 2002; “La conservazione dei beni archivistici e librari. Prevenzione e piani di emergenza”, Carocci editore, Roma, 2005; “Che cosa è un archivio”, Carocci editore, Roma 2008. Il curatore Vincenza Petrilli, nata a Napoli, si laurea nel 2002 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici, consegue il diploma di perfezionamento in “Saperi storici e nuove tecnologie” presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, e diplomi presso la Scuola Vaticana di Biblioteconomia, la Scuola Vaticana di Archivistica, il diploma di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Napoli, oltre al master in “Biblioteconomia, Metodologia della ricerca e Archivistica” presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in informatica applicata agli archivi. Da libero professionista ha lavorato al riordinamento e all’inventariazione del fondo Corte di cassazione di Napoli, ha partecipato al progetto di schedatura analitica della serie Registri dei Dispacci del fondo Ministero degli affari ecclesiastici, alla schedatura analitica della serie Miscellanea degli scritti concernenti Benedetto Croce dell’Archivio di Benedetto Croce, alla schedatura analitica della serie Fascicoli processuali del Tribunale penale di Napoli e al progetto ArchiviMinori, per il recupero e la descrizione analitica delle carte del Tribunale per i minorenni di Napoli. Ha preso parte, infine, alla terza fase del Progetto di ricerche sulla conservazione digitale INTERPares nella sezione Glossario Inglese-Italiano. Tra le sue pubblicazioni vi sono diverse recensioni di volumi e siti web di archivistica, il saggio sulla formazione della biblioteca dell’Archivio di Stato di Milano del 2011. Lavora nell’amministrazione archivistica italiana dal 2010.Progetto originale, firmato Filippo Juvarra, dell’edificio degli Archivi di Corte. Secolo XVIII (segnatura: Archivio di Stato di Torino, Corte, Carte Topografiche e Disegni, Carte Topografiche per A e B, Torino 28) Depositi ottocenteschi dell’Archivio di Stato di Mantova (dettaglio)Facciata del Palazzo del Senato, sede dell’Archivio di Stato di Milano (dettaglio, foto di Louis Fournier)