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Zibaldone Norvegico
註釋Prefazione di Angelo Ferracuti
Nota di Mauro F. Minervino

«Scelsi la poesia lasciando perdere tutto il resto, vivo in Norvegia dal 1957, la mia lingua quotidiana è il norvegese, la lingua italiana l’ho adoperata completamente per scrivere. Il vangelo adoperato come poetica. Mia moglie ha avuto quattro figli avendo una vagina particolarmente esplosiva, dopo lavorato in fabbrica mi rinchiudevo in una cameretta e mi preoccupavo solo della scrittura ... il sottoscritto poeta è tanto delinquente che se la ride di tutto il nostro male ... Corpi di reato reperibili: Poesie blasferiche e tutte sgraffigniate».


Se c’è una cosa che più di tutte è riuscita a Luigi Di Ruscio è mettere in difficoltà non solo i suoi lettori, ma anche i critici, persino gli studiosi che più di altri lo hanno sostenuto e apprezzato ... Come capita in tutti gli autori classici ha continuato a scrivere sempre lo stesso libro approfondendo gli identici temi.
ANGELO FERRACUTI


Di Ruscio è stato il poeta ruzzante di un corpo titanico mai separato dalla vertigine dell’anima e dalla materiale quotidianità dell’esserci per la vita, fino alla morte. La sua ostinazione etico-politica, il suo comunismo fragorosamente poe- tico, unito alla sua olimpica trascuratezza per le strategie letterarie, hanno fatto il resto.
MAURO F. MINERVINO