登入選單
返回Google圖書搜尋
La guerra fredda culturale
註釋Un resoconto ampio e dettagliato della potente rete di finanziamenti di illustri esponenti e organi della cultura europea messa in piedi dalla CIA dopo la seconda guerra mondiale. Dopo i due decenni dei fascismi e della guerra, la stragrande maggioranza degli intellettuali europei erano su posizioni critiche anticapitaliste. Per contrastare il richiamo del comunismo e la crescita del peso elettorale delle sinistre, la CIA non risparmiò né uomini né risorse finanziarie. Per quel che riguarda la musica e la composizione musicale spiccarono il festival "Capolavori del Ventesimo Secolo", tenuto a Parigi nel 1952, a cui fu invitata una teoria infinita di musicisti e compositori, da Igor Stravinsky a Claude Debussy, i tour costosi e trionfali della Boston Symphony Orchestra nelle capitali europee, la Conferenza Internazionale della Musica del Ventesimo Secolo a Roma nell'aprile del 1954. L'avanguardia fu promossa, in collaborazione con il Museum of Modern Art di New York, anche nella pittura con una serie di mostre sull'espressionismo astratto americano - l'"arte della libera impresa", come la chiamava Nelson Rockefeller - che fecero diventare per un decennio i vari Pollock, Gorky, Motherwell le star delle gallerie europee. Il Congresso per la Libertà Culturale, una copertura della CIA, finanziava la rivista anglo-americana «Encounter», la francese «Preuves», la tedesca «Der Monat» e in Italia «Tempo Presente», diretta da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, che si voleva contrapporre a «Nuovi Argomenti» di Alberto Moravia, e molte altre testate in Europa, America Latina, Asia e Oceania. La CIA riuscì inoltre a inquadrare molti dei più rinomati esponenti dell'intellettualità occidentale e a metterli al servizio delle sue politiche, al punto che alcuni finirono direttamente sul suo libro paga. Tra gli intellettuali che la CIA finanziò e promosse troviamo Arthur Schlesinger, Isaiah Berlin, Hannah Arendt, Ignazio Silone, George Orwell, Arthur Koestler, Raymond Aron e moltissimi altri esponenti dell'alta cultura delle due sponde dell'Atlantico. La "battaglia per la conquista delle menti", come la chiamò il segretario di Stato americano Edward Barrett, è l'oggetto di questo libro, appassionante e documentatissimo, che rappresenta un contributo imprescindibile per la comprensione dei rapporti fra USA ed Europa nel dopoguerra.