Attraverso un colloquio che l’autore
intrattiene con se stesso, il saggio
approfondisce il tema della democrazia
incompiuta in Italia. A partire
dalla unificazione nazionale, la storia
d’Italia è caratterizzata dalla mancanza
di alternanza tra maggioranza
e opposizione nella guida del governo
e dalla tendenza della maggioranza
ad arroccarsi nel proprio recinto,
impedendo qualsiasi avvicendamento,
in una sorta di “conventio ad
excludendum”. Ciò sul presupposto
che l’opposizione sia antistatale e
portatrice di valori antitetici, diretti
a sovvertire l’ordine istituzionale.
Tale reciproca delegittimazione, attuata
dalle forze di governo e di opposizione
sino alla fine della Prima
Repubblica, costituisce un “unicum”
nella storia dell’Europa occidentale
e ha generato la democrazia bloccata
e/o incompiuta: la condanna
della maggioranza a governare senza
la previsione di quel fisiologico avvicendamento
tra forze politiche,
proprio delle più mature democrazie
europee. Questo libro espone i coraggiosi
tentativi operati da politici
illuminati volti a superare i limiti e la
frattura della democrazia incompiuta.