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Il franco tiratore
註釋È e non è un romanzo d'invenzione libera. Situato al di fuori degli schemi narrativi di tradizione, si presenta come un quadro (di avvenimenti e di idee) qua di tratteggio minuto, là di scorci sommari. La storia è montata pezzo per pezzo, senza apparente progressione, sulla falsariga di un aforisma amaro e beffardo: «L'uomo è un animale politico: se non fa la politica, è un animale e stop». L'azione di svolge in cinque giorni del maggio-giugno 1958: a Roma (ad elezioni politiche appena concluse) hanno inizio le grandi manovre, che preludono alla formazione del nuovo governo e si concluderanno con la crisi democristiana della Domus Mariae, mentre ad Algeri e a Parigi Massou e De Gaulle preparano la morte della IV Repubblica. Il «franco tiratore» protagonista riceve suggerimenti dal putsch francese per preparare il suo intrigo romano. La tela dell'intrigo la tesse muovendosi tra una scuola di partito e un convento, tra un confessionale e un'anticamera di ministero. I suoi antagonisti e complici sono anch'essi politici di carriera: è dentro il condensato sociale da essi costituito che ispeziona l'occhio dello scrittore. Il franco tiratore è un romanzo-pamphlet sull'alienazione del potere? O la radiografia (precisa, neutra, comportamentista) di un processo di degenerazione morale? Certo gli «apostati», presentati (in una scena centrale del romanzo) durante una cerimonia regolata da frati, l'anima l'hanno perduta; le loro azioni sono tutte sospettabili. Lo scrittore lo denuncia con salutare rabbia. La realtà pubblica fotografata dai rotocalchi qui viene, infatti, analizzata e rivissuta, con il pretesto dello studio di un carattere, nella sua verità interna. Il romanzo di Crovi è una «moralità» politica che ci tocca tutti da vicino.