In un tempo senza cielo in cui i luoghi della memoria culturale e religiosa appaiono
piuttosto offuscati e il valore della libertà va via via trasfigurandosi in un vacuo
arbitrio ad esclusivo comodo dell’ego, l'Autore si propone di definire il “senso
dell’interiorità” in relazione all’interminabile ricerca del destino di verità della
condizione umana nelle varie situazioni mondane e a fronte del mistero
dell’infinito.
Lo scritto si snoda lungo una tela argomentativa tratteggiata sostanzialmente da
questioni inerenti alle ricorrenti dinamiche che investono l’essenza della libertà
dell’uomo e il susseguente rapporto tra coscienza storica e verità religiosa, con
specifico riferimento al ruolo della religione nella vita dei popoli e, ancor più, alla
peculiare verità afferente al Dio Unico e Padre causa prima del cristianesimo a
fronte di certuni aspetti dello spirito secolare dell’Occidente, ma anche della stessa
Chiesa cattolica.
Tenendo conto della notevole incidenza che ha la libertà nell’umano segmento
esistenziale, l’intero percorso espositivo si dipana nella prospettiva di poter fornire
una ulteriore opportunità di ripensamento in specie alle giovani generazioni, in
larga parte assorbite in una società alquanto distratta e dispersa in un generalizzato
spazio di laicità falsata da una sorta di stordimento relativistico.