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La globalizzazione del terrore o il terrore globalizzato? L'Is simbolo mediatico della destabilizzazione occidentale?
註釋Ciò che ha costituito l’interesse primario di questo studio è stata la valutazione sociologica di quelle tracce che, l’analisi storica, geopolitica ed economica hanno lasciato, quali ricadute ed effetti sulla società. Una società “liquida” (per prendere a prestito un termine di Zygmunt Bauman) globale. Il lavoro si è snodato secondo due direttive che hanno costituito lo strumento principe dell’indagine e della dissertazione: la sociologia e la semiotica, in ordine inverso, però. La semiotica, prima, dunque, per mettere ordine dai luoghi comuni, dall’uso dei termini in maniera impropria che ne distorcono il significato; perché dall’ordine delle cose si può partire per tracciare un percorso verso la consapevolezza e, quindi, una possibile soluzione. Partire dalla parola Islam, restituirle il suo significato originale, rimetterla nell’alveo di appartenenza, quindi, nel suo essere plurale; per cui da “marcatore” della differenza, in senso spregiativo, a parola neutra, come culla di cultura e tradizioni varie, sia per dislocazione geografica che per culto e, dunque, da un punto di vista di contenuto. In questo modo Islam prende le distanze da quel terrorismo che si avvale della stessa nomenclatura, però, esasperandola e distorcendola, per i propri fini. Questo saggio rappresenta un viaggio dalle parole alla sostanza, al fondamento, in un itinerario geopolitico che vuole rintracciare quei confini che pare abbiano perso di significato, in un contesto globale che, al contrario di come lo si vuole sponsorizzare, crea solipsismi e divisione. Una valutazione da un punto di vista delle ricadute che i due fenomeni, globalizzazione e terrorismo, separati ed insieme, hanno sull’assetto sociale ed un tentativo di riannodare i fili di una società e, soprattutto, di un ‘opinione pubblica che continua ad avere ed ha un’importanza strategica, se solo se ne rendesse, davvero, consapevole.