Depositi di oggetti, pasti e libagioni, dall’intento propiziatorio o risarcitorio, legati alla costruzione o distruzione di edifici sacri e opere pubbliche, sono attestati in culture distanti diacronicamente e spazialmente tra loro e sono stati sempre studiati soprattutto dal punto di vista storico-religioso ed etnografico. Il libro affronta per la prima volta sistematicamente e dal punto di vista archeologico il fenomeno dei “riti del costruire” nel milieu culturale di Roma e Latium Vetus fra VIII a.C. e I d.C.
Per entrare il più possibile nella prospettiva religiosa degli antichi, sono analizzati dati stratigrafici, fonti letterarie, epigrafiche e giuridiche. Scopo principale del dossier è, infatti, individuare ricorrenze e differenze nel regime dell’offerta o nella posizione planimetrica e stratigrafica dei depositi, nonché le relazioni fra la natura funzionale e giuridica dell’edificio e le caratteristiche del deposito. Mediante l’ideazione di un nuovo e strutturato modello di raccolta e interpretazione dei dati, il presente lavoro affronta la sequenza gestuale dell’uomo antico con approccio post-processuale e si propone come strumento per lo studio di tali depositi rituali di difficile riconoscibilità.
Questo libro ha vinto il “Premio Tesi di Dottorato 2020” istituito da Sapienza Università Editrice.