Cominciando dallo studio delle radici dello Stato capitalista, l’autore ricorda gli scritti dei Fisiocrati, di Adam Smith e mette in luce l’importanza della Rivoluzione Francese.
Analizza, in seguito, il passaggio dallo Stato liberale allo Stato keynesiano, seguendo l’evoluzione del capitalismo (capitalismo di concorrenza, capitalismo monopolista, capitalismo monopolista di Stato), e illustra l’impatto della Prima guerra mondiale, della Rivoluzione d’Ottobre e della Grande Depressione.
Sconfitto il nazifascismo e messe da parte le ‘soluzioni’ corporative, i cambiamenti imposti dalla Seconda guerra mondiale condussero alla rivoluzione keynesiana e allo Stato sociale, che l’autore esamina da un punto di vista critico.
Particolare attenzione viene rivolta alla controrivoluzione monetarista e alle politiche neoliberiste (Washington consensus) che l’hanno messa in pratica, traducendosi, per azione dello Stato regolatore e dello Stato garante, in politiche avverse ai lavoratori, che hanno aperto la strada a nuove forme di fascismo, la cui forza si manifesta negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.
L’ultimo capitolo prende in esame la rivoluzione scientifica e tecnologica per giungere alla conclusione che il capitalismo non è la fine della Storia.