Il volume si propone di offrire un primo quadro d’insieme dell’opera di Giuseppe Sardi (1688-1770), attivo nella duplice qualifica di architetto e capomastro nel territorio di Roma e dei suoi dintorni del primo Settecento. A partire dalla bibliografia consolidata, e in particolare dai significativi studi di Sandro Benedetti e di Paolo Portoghesi, è presentata un’analisi delle architetture di Sardi, supportata dall’approfondimento archivistico e dall’osservazione diretta, potendo aggiungere, in taluni casi, delle conoscenze inedite.
Il ripercorrere l’attività di Sardi come architetto ne mette in luce il lessico spaziale-decorativo nel contesto culturale del primo Settecento a Roma, in cui oltre alla scuola di Carlo Fontana è ancora viva l’eco delle esperienze dei maggiori maestri barocchi e dei loro epigoni. Nelle sue opere Sardi adotta la tipologia a impianto centrale, coperta a cupola, in cui la decorazione in stucco è il veicolo dei significati simbolico-religiosi e lo strumento per la narrazione teologico-sacrale.
Nel volume, è inoltre delineata l’attività di Sardi in qualità di capomastro e collaboratore di altri importanti architetti del Settecento romano.