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Il pensiero di Giovanni Giolitti
註釋Il ricordo di Giovanni Giolitti non ha la valenza di una mera laudatio temporis acti, con lo sterile rimpianto e le struggenti nostalgie dei bei tempi andati, bensì della riscoperta di un pensiero di straordinaria modernità che è in grado ancora oggi di proporsi come esempio di un alto senso dello Stato, di dedizione al bene comune, di politica intesa come servizio e non come fonte di personali utilità, di promozione dei diritti speculare al puntuale adempimento dei doveri. Esiste una copiosa letteratura sullo Statista di Dronero - la più documentata ed aggiornata è costituita dagli scritti di Aldo Mola - prevalentemente favorevole, anche se non mancò nel passato qualche voce critica come quella di Salvemini, che in seguito peraltro ebbe a rivedere il proprio giudizio. Qual è allora il quid novi di questo libro? È la peculiare indagine giuridico-politica sul Giolitti fondatore dello Stato sociale, svolta dall'Autore prendendo le mosse dall'impegno dell'illustre Statista in tale direzione sin dall'età umbertina. "Chiedere al proprio popolo solo quel che esso può dare, e non di più", fu il principio guida del cinque volte Primo ministro dronerese. Grandi concetti, espressi in parole semplici e chiare ma men che mai banali, caratterizzarono la sobria eleganza dello stile di Giolitti, oratore di straordinaria efficacia nella forma come nei contenuti, costantemente connotati da una ragionevolezza sulla quale potevano trovarsi a consentire gli uomini politici delle più varie tendenze.