La prospettiva di questo volume è quella dell'antropologia dell'alimentazione. Il libro è uno studio etnografico, condotto nella città di Cagliari, dell'attivismo alimentare ( food activism), cioè delle mobilitazioni attivate nel campo dell'alimentazione, in quanto tentativo pubblico di promuovere la giustizia economica e sociale attraverso il cibo. La sua finalità è approfondire la conoscenza del mondo degli "attivisti alimentari", che lavorano per un cambiamento strutturale all'interno delle istituzioni, accomunati dal desiderio di resistere al sistema agroindustriale che domina sempre più nell'approvvigionamento del cibo in tutto il mondo.
Parte da un case study etnografico sulla costellazione di movimenti alternativi focalizzati intorno alle pratiche di scambio e consumo di cibo nel capoluogo della Sardegna, che coinvolge soggetti legati al mondo della produzione (aziende agricole, cooperative, fattorie didattiche), della distribuzione (mercati di contadini, negozi bio, GAS), del consumo (ristoranti, Slow Food). Attraverso le dense descrizioni narrative raccolte, il saggio prova a ricostruire puntualmente le azioni e motivazioni che hanno condotto attori molto variegati a cambiare il loro modo di intendere e consumare il cibo, in modo militante, mentre perseguono alternative di base al sistema agro-industriale. L'analisi si concentra su tre temi trasversali, emersi nelle interviste con gli attivisti del cibo in area cagliaritana: il significato del territorio e del luogo, l'importanza del gusto come strategia di azione, l'obiettivo di costruire "comunità" anche tramite pratiche educative.