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L'uomo che non poteva morire
註釋Sono le prime ore del mattino del 17 aprile 1912 nel giardino della casa al numero 18 di Cheyne Walk, a Londra, quando il dottor Greene accerta che l’uomo in pigiama bianco e vestaglia di seta blu, che giace riverso sull’erba ancora fredda e umida, è tecnicamente morto. L’uomo si chiama Pilgrim e qualche ora prima, dopo aver attraversato il giardino con in una mano il cordone di seta della sua veste da camera e, nell’altra, una robusta sedia Sheraton, si è impiccato all’acero più alto del parco. Prima di apporre la propria firma al certificato di morte, Greene decide, tuttavia, di rivolgersi all’illustre collega Hammond, che prontamente accorre e, dopo un rapido esame del corpo, non può che convenire che Pilgrim è «morto come può essere morto un uomo». Mezz’ora dopo, però, il cuore dell’uomo riprende a battere, e poco più tardi ritorna anche il respiro... Deciso, con ogni evidenza, a morire e, con altrettanta evidenza, incapace di farlo, Pilgrim si rifugia nel più assoluto mutismo, al punto che alla bella ed enigmatica Lady Sybil Quartermaine, la sua più cara amica, non resta che condurlo alla clinica psichiatrica Burghölzli di Zurigo, dove conduce le sue originali ricerche Carl Gustav Jung. «Ho vissuto molte vite, dottor Jung... Vidi la prima rappresentazione di Amleto e l’ultima recita dell’attore Molière. Fui amico di Oscar Wilde e nemico di Leonardo...» Le confessioni del suo singolare paziente penetrano a fondo nell’animo e nella mente di Jung. Chi è Pilgrim? Un mitomane profondamente malato, un geniale millantatore oppure la vittima di una strana maledizione? E chi è, a sua volta, lui, Carl Gustav Jung, con quella sua personalità piena d’arroganza e d’intuizione, di compassione e di disumanità? Romanzo ambizioso, fantastico, metafisico, nel quale fanno la loro apparizione personaggi come Henry James, Oscar Wilde e Monna Lisa, L’uomo che non poteva morire può essere letto come uno straordinario racconto sulla nascita dell’Europa del XX secolo, oppure come un romanzo sull’eterno conflitto tra distruzione e creazione, o, infine, come una magnifica storia sugli abissi insondabili dell’identità umana.