La pittura su pietra si sviluppa già in epoca romana e, come molte esperienze legate all’arte classica, riaffiora nel tardo Rinascimento. Assume nel giro di poco meno di due secoli una dimensione letteralmente europea: contribuiscono la rinata passione nei confronti delle pietre, in ambito pubblico e privato, e tutta una serie di fattori legati all’estetologia, al simbolismo, alla conservazione, alla tecnica del linguaggio pittorico.
Con un taglio metodologico desunto dall’analisi della ricerca internazionale sulla storia sociale dell’arte e delle tecniche, nel libro si tenta per la prima volta di esaminare le motivazioni che hanno indirizzato le richieste del pubblico di fruitori e influenzato, attraverso la sperimentazione di nuovi procedimenti esecutivi, le ricerche estetiche degli artisti, a partire dal diffondersi di un uso ideologico e spirituale della pittura eseguita su una materia eterna al consolidarsi di una coscienza critica del suo significato.
La pittura su lastre di pietra ha nelle pagine di Giorgio Vasari la sua consacrazione come tecnica tipica nella pittura italiana del XVI secolo. In realtà anche fonti più antiche ci forniscono le prove della diffusione della tecnica già nel medioevo e Mario Casaburo ha opportunamente indagato sui precedenti in età classica.