«Attrazione e avversione: tra questi due sentimenti cresce il mal di Sicilia. Ne sono affetti isolani e stranieri, chi fugge per necessità e chi approda per caso sul triangolo compreso tra Capo Lilibeo, Capo Peloro e Capo Passero. Su questo triangolo galleggiante come una foglia nel Mediterraneo tutto è dicibile e la realtà si guarda bene dal misurarsi con il caos che la governa.»
In queste pagine Francesco Terracina ricostruisce della Sicilia un'immagine inconsueta, un po' tragedia e un po' commedia, attraverso i ritratti di uomini e donne sedotti e respinti dalla singolarità di una terra che ha le dimensioni di una regione e il sentimento di una nazione. 'Mal di Sicilia' definisce la condizione di chi maneggia gli arcani dell'isola, ne scopre limiti e pericoli, eppure non riesce a staccarsene. Scrittori come Elio Vittorini, Goliarda Sapienza o Stefano D'Arrigo pagano ciascuno a modo proprio il loro legame con questa zattera del Mediterraneo. E qualche volta il prezzo del vincolo sentimentale è così alto da costare la vita a chi tocca i fili scoperti della scalcinata e suggestiva terra siciliana: è successo tra gli altri a Gaetano Costa e a Pio La Torre, così come a un ignaro inglese che all'inizio del Novecento rimane folgorato dalla bellezza dei templi di Agrigento e paga quest'amore con la sua rovina. Ma la Sicilia è anche il luogo in cui perdersi nella solitudine di un promontorio che dà sul mare delle Eolie, come è accaduto a un marinaio tedesco che ha abbandonato la tolda delle navi per una grotta incavata in una roccia in bilico sulle acque di Filicudi. E c'è chi punta i piedi, come l'elegante fantasista del Milan, Benigno De Grandi, mandato a Palermo per punizione, che ripete a se stesso di non volerci restare. E più lo ripete e più si radica nell'isola. Intellettuali, viaggiatori, sportivi, magistrati, artisti: una galleria di personaggi molto diversi tra loro che si misurano con trappole e piaceri dell'isola, finendo per contagiare anche il lettore di uno struggente mal di Sicilia.