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Nove storie storiche
註釋Svegliata di soprassalto da frastuoni di metallo, rombi di vampa, urla di ribelli. Bombardata dalle palandre del Re Sole. Conquistata dagli austriaci, con le teste rasate e le uniformi impeccabili. Terra di nobili e mercanti, di idealisti e faccendieri, di patrioti ed espatriati. Genova. Porta del Mediterraneo. È lei la città che presta le sue strade, le sue piazze, i suoi quartieri a questi nove racconti in cui le vicende della grande Storia – remota e recente, eroica e vergognosa – irrompono nella vita dei singoli e la stravolgono. Di questi singoli abbiamo dimenticato i nomi, di alcuni non li abbiamo mai saputi: servitori dalla penna faconda, medici che inventano rimedi a malanni inesistenti; adolescenti che abbandonano la sicurezza borghese della casa paterna per inseguire il futuro, la libertà, gli ideali. O giovani che, in un modo o nell'altro, sono entrati nei libri, come i fratelli Ruffini, Giovanni e Jacopo, che correvano per le trottatoie di mattoni rossi e lungo i muri di cinta imbiancati di calce fina casa del loro amico d'infanzia, Giuseppe Mazzini, a discutere della fatalità di progresso della storia; come il conte Gian Luigi Fieschi, cospiratore che voleva morto il Doria, nobile avvolto prima dalle lenzuola e dalle bianche braccia della signora Campodonico, sposa d'un altro, poi dalle alghe della Darsena, affogato per il peso della propria corazza. Il mondo non è mai gentile con loro, a volte per crudeltà, altre per indifferenza: qualcuno si arrende, qualcun altro – non importa quanto ammaccato, quanto dolorante – stringe i denti e va avanti. Queste Nove storie storiche disegnano il corpo collettivo di una nazione in cerca di riscatto: dalla congiura cinquecentesca alla lotta per l'indipendenza, dai rovesci della Prima guerra mondiale alla rinascita dopo la Seconda, dalle speranze giovanili del Sessantotto a Tangentopoli. In primo piano gli individui, uomini che al peso ereditato dell'esistenza vedono aggiungersi, improvviso e a volte insostenibile, il peso di quei grandi eventi estranei — la cosiddetta Storia — da cui non trovano riparo. E se alle loro reazioni, irriflesse, velleitarie o senz'altro stupide, qui non viene risparmiata l'ironia, non manca però mai di vibrare per tutte le pagine del libro un'intensa e sincera pietà umana. Con la consueta intelligenza narrativa e con la sua scrittura aperta ai minimi trasalimenti dell'esistere, Cesare De Marchi dà vita a personaggi e vicende che si dipanano per altrettante stazioni della nostra storia.