Friedrich Spiro, nato da una famiglia ebraica berlinese nel 1863, fu musicista, critico musicale e filologo classico, allievo di Wilamowitz e Robert. Esperto di poesia ellenistica e metrica, si dedicò allo studio di Pausania, di cui produsse una nuova edizione critica per la Teubner. Dal 1891 si era trasferito a Roma, dove visse per un venticinquennio assieme alla moglie di dieci anni più giovane, la brillante violinista nata nell'impero russo e di formazione cosmopolita Assia Rombro: assieme a lei svolse ampia attività di critico musicale e di musicista, finché lo scoppio della prima guerra mondiale non li costrinse a tornare in Germania. Qui continuarono l'attività musicale, mentre Spiro insegnava al ginnasio. Lo stesso avvento del nazismo non li convinse subito ad emigrare: solo nel 1939 si stabiliranno in Svizzera, dove Friedrich morirà l'anno dopo, mentre Assia sopravvisse fino al 1956.
In contatto, soprattutto negli anni romani, con grandi esponenti della cultura europea, Friedrich e Assia Spiro furono raffinati intellettuali, dotati di ricca sensibilità artistica. Friedrich, in particolare, mostrò presto insofferenza per la pura filologia, subendo la fascinazione di Nietzsche (di cui scrisse un importante necrologio) ed esponendo nei suoi scritti, sulla scia dei suoi maestri, il convincimento che la cultura europea dovesse richiamarsi alla grecità e alla grande arte per non cadere vittima della barbarie. Ripercorrere nel dettaglio le vicende, le relazioni e le idee dei coniugi Spiro, attraverso i loro scritti a stampa e le lettere scambiate con vari amici e colleghi (tra cui Johan Ludvig Heiberg e Otto Crusius), nonché attraverso le affermazioni talora cordiali e talora polemiche dei contemporanei (notevoli, in particolare, due curiosi mascheramenti satirici cui Spiro fu sottoposto prima in Germania da Ernst von Wolzogen e poi in Italia da Ettore Romagnoli) porta così a trattare delle contraddizioni della Kultur, e specialmente della crisi del modello di filologia storicista alla fine dell’800, ma più in generale del destino di una generazione di spiriti eletti la cui cultura si rivelò alfine impotente di fronte alle tragedie del XX secolo.