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All'insegna della caccia
註釋A Casalcassinese come ad Acquafondata, i due luoghi protagonisti di questo libro, si respira l’aria di una civiltà contadina e pastorale che ha depositato i suoi valori nella mente di ogni seguace di Diana: «Le starne si può dire vivano nell’abitato in mezzo ai polli − afferma candidamente il parroco del paese − le lepri vanno a mangiare i ceci negli orticini delle case; la pernice è un poco meno socievole, ma non tanto da non trovarla appena duecento metri fuori dell’abitato, sulla fontana del barone». Dunque, non solo caccia, nelle pagine di Antonio Grossi, ma anche un viaggio a ritroso nel tempo, un peregrinare nei recessi più delicati e lontani della memoria. Certo l’arte venatoria è quella che ne sorregge l’impalcatura, ma i racconti si snodano soprattutto intorno a un piccolo spaccato di umanità, con personaggi, ambienti e bozzetti ricamati sul quadro storico di un’Italia in bianco e nero: i primi del Novecento, il periodo fra le due guerre, quando esistevano ancora cacciatori di professione, come Scoppetta, contadini e pastori (e pastorelle bellissime, come Dolorosa), beccacce bianche e pointer mirabolanti.