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Gli Incogniti e l’Europa
註釋La veneziana Accademia degli Incogniti ebbe posizione di spicco nel panorama letterario italiano del seicento, per il rilievo delle opere prodotte collettivamente o individualmente da suoi membri nell’ambito della lirica, della narrativa romanzesca e novellistica, del teatro. Il successo di tali opere, a incominciare da quelle del fondatore dell’Accademia, Giovan Francesco Loredano, fu europeo. Ma europeo fu anche lo sguardo di molti degli Incogniti, attenti ai suggerimenti delle letterature straniere. Così che tra l’Accademia e l’Europa si istituì un rapporto di dare e di avere. Su tale rapporto indaga questo libro, apportando nuovi dati, e soprattutto perseguendo il fine di collocare i fatti
esaminati (siano essi riprese, imitazioni, traduzioni, rappresentazioni teatrali) nel contesto storico in cui avvennero, attraverso puntuali ricostruzioni di trame spesso composite, variamente costituite da atteggiamenti ideologici e religiosi, da posizioni letterarie, da capacità e da convenienze personali.
I saggi qui riuniti hanno pure un’implicazione che va oltre i casi studiati, confermando un fenomeno non sempre tenuto presente in giusta misura nella discussione sul declino secentesco della nostra letteratura. Ossia che la permanenza sul mercato della produzione letteraria
italiana del secolo XVII riuscì più durevole, e non di rado assai più durevole, all’estero che in patria. Il fenomeno può essere soggetto a interpretazioni diverse; ma senz’altro indica che la reputazione e l’attrattiva della nostra letteratura si esercitarono in Europa anche attraverso la sua produzione secentesca.