I Balcani dalla fine del XIX secolo diventano un’area di particolare interesse per l’Italia, che a sua volta, rappresenta per le élite politiche balcaniche un modello per la realizzazione dell’unità nazionale, un esempio da imitare per gli emergenti Stati nazionali, al punto che la Serbia, nel suo contradditorio ruolo di forza unificatrice dell’area jugoslava, sarà in quegli anni considerata il “Piemonte” dei Balcani, definizione utilizzata dai consoli italiani a Belgrado sin dall’epoca di Cavour.
Le fonti utilizzate sono quelle dell’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME). Gli ufficiali italiani impegnati nei Balcani – addetti militari, membri delle commissioni per la delimitazione dei confini, esperti e delegati ai convegni internazionali, personale in servizio presso gli eserciti stranieri – offrono la loro esperienza tecnica e organizzativa nel processo di definizione politica dell’area, resa problematica dagli accesi contrasti fra nazionalità.
Gli addetti militari italiani seguono con attenzione la rivoluzione dei Giovani Turchi, la dichiarazione d’indipendenza bulgara (5 ottobre 1908), l’annessione austro-ungarica della Bosnia-Erzegovina (6 ottobre), le Guerre balcaniche del 1912-1913, la proclamazione d’indipendenza albanese (1912), poi la Prima guerra mondiale. I rapporti inviati a Roma al Comando in 2ª del Corpo di Stato Maggiore dal capitano Carlo Papa di Costigliole d’Asti, promosso maggiore nel periodo in cui ricopre l’incarico di addetto militare a Bucarest e Belgrado dal 1908 al 1913, permettono di ricostruire puntualmente gli avvenimenti che caratterizzano la Serbia in quegli anni. Papa (Firenze 14 aprile 1869 - Alassio 14 febbraio 1955) è un osservatore privilegiato degli eventi: partecipa alle esercitazioni militari serbe, stringe contatti e amicizie personali con gli ufficiali dello Stato Maggiore e i ministri della Guerra serbi, incontra ripetutamente la famiglia reale dei Karađorđević. Nell’autunno del 1912, durante le Guerre balcaniche e pochi giorni dopo la battaglia di Kumanovo, Papa è autorizzato dal governo di Belgrado, insieme agli altri addetti militari, a raggiungere in una Skopje da poco conquistata, lo Stato Maggiore generale dell’esercito serbo. L’addetto militare italiano ha così l’opportunità di visitare di persona i campi di battaglia in cui, pochi giorni prima, le truppe serbe hanno fronteggiato le forze ottomane. Pochi mesi dopo, quando il conflitto opporrà gli ex alleati serbi e bulgari per la contesa sui territori macedoni strappati ai turchi, Papa sarà ancora una volta un testimone importante dell’ascesa serba nella regione balcanica e in generale degli eventi che costituiscono fondamentali avvisaglie della deflagrazione della Prima guerra mondiale circa un anno più tardi.