Leopardi si autodefinì un «Giobbe»: bestemmiare Dio, nell’inesausto e pur fallace sforzo di interrogarlo, non può esser più positivo che benedire Dio al modo, s’intende, degli imbecilli gaudenti? È questo interrogativo che il Leopardi fa intendere ne I nuovi credenti, nuovi e antichi come Giobbe. E lui, Leopardi, dichiaratamente vinto dall’infelicità ma non mai esautorato dall’onere di cercare dove la vita abbia consistenza, si scaglia contro il diffuso costume di molta gente, che è quello di mettere insieme ogni tipo di goduria con l’esser pii.