Con l’imprevedibile, recentemente
rappresentato dall’emergenza
pandemica, è emersa la necessità
di condividere l’incondivisibile,
ovvero l’esperienza del dolore,
della paura, della morte. Abbiamo
allora provato a immaginare
una nuova stagione di
riscoperta del sé e dei significati
della cura, a partire dall’interpretazione
delle diverse forme
di sperimentazione personale,
di auto-narrazione, ma anche
delle nuove dimensioni del disagio,
che la società si è trovata
ad affrontare, tra emozioni negate
ed emozioni vissute e condivise
(sempre più frequentemente)
nel digitale. A partire
da queste osservazioni, nasce
l’invito al dialogo di studiosi dei
processi educativi e formativi
che provano a riflettere da tempo
sugli aspetti emotivi della
formazione dell’uomo; sulle latenze
e gli impliciti della formazione
e del lavoro educativo;
sulle nuove forme di soggettivazione
che ne derivano. Indagare
dal punto di vista pedagogico
la lezione del Covid-19 e il
correlato di affetti, esperienze,
stati d’animo, svelando le strategie
necessarie a superare il
trauma dell’epidemia ma anche
ciò che simboleggia la ripartenza,
ci dispone a uscire finalmente
dalla chiusura e aspirare a un
vitale cambiamento, anche assumendosi
dei rischi.