Nel 1999, durante una ricerca all’archivio di Stato di Torino nell’ambito di un’indagine sull’educazione e istruzione elementare e popolare nel Piemonte preunitario, ho avuto la fortuna di imbattermi in una memoria inedita di Carlo Boncompagni di Mombello. È stata una scoperta che mi ha consentito non solo di comprendere meglio le ragioni e i modelli educativi alla base del suo impegno prima di privato cittadino e poi di ministro, ma anche di conoscerne la personalità poliedrica.
Ho così apprezzato accanto all’esperienza di educatore degli asili infantili e alla lungimiranza dell’uomo politico l’infaticabile attività di divulgatore, nelle classi popolari, dei principi pedagogici, dei metodi e delle nuove pratiche didattiche conosciute sulla base della lettura di opere italiane e straniere, di fitti scambi epistolari con insigni pedagogisti e di visite condotte presso alcune istituzioni educative della penisola considerate all’avanguardia. Contestualmente è nato il desiderio di recuperare tutti questi aspetti all’interno di un unico scritto per sottolinearne la ricchezza e, al tempo stesso, il profondo intreccio e quindi la reciproca influenza tra le diverse dimensioni. Negli ultimi anni altri studi, sempre relativi al contesto educativo torinese dell’Ottocento, mi hanno però distolto, fino a oggi, da tale proposito.
Il volume è articolato in quattro sezioni, ciascuna corrispondente a una delle sfaccettature del personaggio. Accanto ad una parte più generale che, per ogni ambito, ne ricostruisce e documenta le iniziative figura un ampio spazio dedicato alla testimonianza diretta con stralci di articoli e passi delle memorie. Non manca nemmeno la voce di coloro che, all’epoca, furono fieri e accesi oppositori del suo operato nel settore degli studi.
Il dibattito sulle questioni della politica scolastica e lo scontro sui modelli d’istruzione e sulle relative pratiche didattiche rimangono sullo sfondo, emergono tra le righe con alcuni accenni funzionali a collocare in una giusta prospettiva il pensiero e l’azione di Boncompagni. È stata una scelta dettata dalla consapevolezza che nell’ultimo decennio, diversi studi hanno fatto luce in modo preciso e puntuale sul contesto preunitario nel quale si colloca la parte più significativa della vicenda umana e politica del conte di Mombello. L’intento del presente lavoro è, quindi, quello di ripercorrere una storia personale caratterizzata da opportunità e ostacoli, da successi e sconfitte, da amarezze e soddisfazioni, da notorietà e riservatezza; una storia comunque destinata, per il pubblico impegno a vari livelli, a lasciare una traccia significativa nel contesto subalpino del tempo.
Per la ricostruzione di questo quadro a trecentosessanta gradi, nel tentativo di evidenziare accanto alle difficoltà anche i limiti e la parzialità di alcune posizioni, ho fatto ricorso agli studi più recenti, specificatamente dedicati a tracciare il profilo e l’opera di Boncompagni, oltre, come accennato, al ricco materiale apparso sulle coeve riviste pedagogico-scolastiche che possono essere considerate a tutti gli effetti, insieme all’esperienza degli asili, una sorta di laboratorio in cui presero forma le idee e i principi sottesi alle importanti riforme del 1848. La memoria, nel frattempo pubblicata (Educazione, scuola e politica nelle «memorie autobiografiche» di Carlo Boncompagni, Vita e Pensiero, Milano, 1999), costituisce il filo conduttore tra le varie parti.
Dall'Introduzione dell'Autrice